Era il 1984 quando nel cuore del quadrilatero della moda
milanese, apriva il primo punto vendita Nara Camicie, catena di
franchising specializzata nella distribuzione di camicie made in
Italy. A distanza di trent’anni i negozi a marchio Nara sono
diventati più di 500 di cui un terzo oltre confine.
La redazione di Beesness ha intervistato Marianna Cuomo,
responsabile del punto vendita di recente apertura di
Fuerteventura, per scoprire quali sono le opportunità che offre il
business in franchising e le difficoltà incontrate nell’avvio
dell’attività.
Com'è nata
l'idea di iniziare un'attività in franchising, perché all'estero e
perché ha scelto il marchio Nara Camicie?
Nara Camicie è un marchio karmico per me: mia madre lo comprava sin
da quando ero ragazzina, poi sono diventata io stessa cliente e
infine ho lavorato 3 anni per loro a Milano. Dopo la laurea ho
tentato altre strade (consulenza aziendale e bancaria) in cui
pensavo potessi sfruttare meglio il mio titolo di studio, senza
trovare tuttavia un lavoro che realmente rispecchiasse le mie
attitudini. A me piace la moda e il contatto con la gente, sono una
commerciale naturale e in questa nuova attività mi sento finalmente
me stessa. È come se il mio lavoro mi calzasse su misura. Inoltre
Nara è un prodotto che reputo davvero speciale: un made in Italy di
valore che non ha concorrenti di pari livello sul mercato. Ci sono
oltre 500 negozi nel mondo, è un marchio che resiste alla crisi,
un'azienda molto seria guidata da un grande imprenditore, il Dr.
Annatore, da cui deriva il nome Nara, una persona che ho sempre
stimato molto.
In Italia per una piccola imprenditrice come me sarebbe stato
davvero difficile, lungo e cavilloso aprire un negozio Nara da
sola. Inoltre volevo cambiare vita e Fuerteventura mi piaceva
moltissimo!
Che supporto le ha offerto e le offre il franchisor nella sua
attività?
Nara è come una grande famiglia in cui però sei tu il responsabile
del tuo store, prendendo le decisioni aziendali e assumendoti
totalmente rischi e profitti. Puoi però contare sull'esperienza di
un’azienda che è sul mercato da oltre 30 anni chiedendo aiuto per
ogni eventuale problema. C'è una bella armonia e molta
disponibilità.
Qual è l'investimento richiesto per iniziare un'attività in
franchising di questo tipo e quale il tempo medio atteso per
recuperarlo?
L'investimento è
considerevole e i tempi di recupero medi vanno dai 3 ai 5 anni
circa. Però ogni situazione è diversa e comunque investire fuori
dall'Italia è diverso per molti aspetti: le Canarie per esempio
sono un mondo a parte, completamente differente dal resto
d'Europa.
Secondo lei quali sono le caratteristiche imprescindibili per
iniziare un'attività del genere, chiunque può farla partendo da
zero o servono alcune specifiche competenze?
Penso sia importante conoscere il prodotto e crederci innanzitutto,
ma anche avere entusiasmo e spiccate capacità relazionali è
fondamentale secondo me. Deve piacerti il commercio, la vendita, il
rapporto con i clienti. È una bella sfida, in cui incide
notevolmente la posizione del negozio ma anche e soprattutto
l’elemento umano, infatti circa un terzo del fatturato di uno store
è legato alle persone che lo gestiscono e ci lavorano.
Quali sono i pro e i contro di un’attività in franchising e
quali le principali difficoltà che incontra il franchisee in fase
di avvio?
Non ci sono pro e contro: dipende da come sei tu, da cosa cerchi,
dal tuo carattere, non da quello che ti viene offerto. Le
difficoltà sono principalmente legate a trovare il locale giusto:
Nara richiede una posizione di prestigio, centrale e ben in vista
con dimensioni medie tra i 30 ai 60 mq. Io ho avuto molta fortuna:
diciamo che è stato il posto a trovare me e non il
contrario.
Come sono distribuite le attività tra franchisee e franchisor
nel suo caso?
Io come franchisee gestisco il negozio, compresa la scelta delle
attività promozionali. Però ho alle spalle un'esperienza da parte
di Nara a cui comunque posso attingere: mi consulto con loro,
chiedo consigli e pareri. Ci sentiamo comunque regolarmente per
informarci su come vanno le cose.
Si avverte la crisi anche nel settore
dell'abbigliamento?
La crisi in questo settore è cominciata già da almeno 5 anni. I
negozi fanno saldi vergognosi pur di buttare fuori il magazzino che
hanno accumulato. Credo che sia poco serio: non ha senso proporre
al mercato un prodotto che non riesci a vendere al suo giusto
prezzo e che quindi poi svendi anche a oltre il 50%. Quindi ciò che
mi chiedo è: quello era il giusto prezzo del prodotto? Se non sei
riuscito a venderlo probabilmente qualcosa che non va c'è. Non è un
politica seguita da Nara. Nara ha un giusto prezzo: non è alto ma
nemmeno basso, del resto propone una qualità e uno stile che si
distinguono senza dubbio.
Com'è andato complessivamente il primo anno di attività e quali
sono i suoi obiettivi per il futuro?
Ho aperto meno di un anno fa per cui è molto presto per fare stime:
l'avventura è appena cominciata.
Il prodotto comunque si distingue: è molto apprezzato dagli
spagnoli che lodano lo stile differente.
Bisogna distinguersi, non copiare gli altri.