ROMA - Il
franchising regge la crisi. E nonostante i venti di bufera della
recessione, il settore in Italia prevede di chiudere il 2009 con un
aumento dello 0,5% del fatturato complessivo (che a fine 2008
superava i 21 miliardi), e addirittura nuove aperture di negozi,
con una crescita dei punti vendita compresa tra il +0,5 e il +1%
rispetto al 2008 (quanto i negozi di questo tipo erano 184.000).
Dati già positivi se valutati di per sé, ma ancora più buoni se
confrontati con le stime, fornite da Confesercenti, secondo cui a
fine 2009, se non ci sarà una ripresa dei consumi, potrebbero
chiudere le saracinesche complessivamente 70 mila negozi. E''
quanto emerge dalle prime stime fornite da Assofranchising,
l'associazione che riunisce le reti di franchising, la modalità di
vendita basata su un contratto tra l'imprenditore che apre il
negozio (chiamato 'franchisee') e la catena, già affermata,
('franchisor') che fornisce il marchio, la possibilità di
commercializzare i proprio prodotti, consulenza tecnica e
assistenza. "Teniamo meglio delle altre tipologie di commercio
grazie ai nostri brand, che sono una garanzia di riconoscibilità
per i clienti, e alla flessibilità del nostro modello di business:
il rivenditore non è lasciato solo, la catena alla quale si affilia
rappresenta una sicurezza e una struttura che dà garanzie,
limitando il rischio d'impresa", spiega Italo Bussoli, segretario
generale di Assofranchising.
Tra i diversi settori, a mostrare gli andamenti migliori sono
"quello dei servizi (con un fatturato in crescita di circa il 10%)
- spiega Bussoli - e in particolare di quelli postali privati. Bene
anche l'intimo femminile e la ristorazione. Andamenti negativi,
invece, per il settore immobiliare e quello della mediazione
creditizia". Nonostante questi dati positivi, non mancano zone
d'ombra e difficoltà. "Anche nel nostro campo - spiega Bussoli - a
frenare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali è la
contrazione del credito: dal 2007 ad oggi, secondo le nostre stime,
i prestiti per la creazione di nuove imprese nel settore sono
diminuiti fino al 50%". Per sostenere chi vuole lanciarsi in
un'iniziativa imprenditoriale simile, comunque, esistono anche
aiuti pubblici e finanziamenti mirati. Come quelli messi in campo
da Invitalia, con un progetto ad hoc che fornisce finanziamenti
indirizzati ai disoccupati che elaborino un business plan per
l'apertura di nuove attività. Un progetto che dal 2003 ha già
finanziato 567 iniziative, attivando risorse per 67 milioni di
euro, erogandone 49 milioni e dando lavoro a 1.134 persone."Le
imprese hanno avuto modo di credere allo strumento da noi gestito e
alla finanza agevolata che, attraverso un rigoroso processo di
selezione, garantisce lo sviluppo delle reti in maniera sicura ed
efficace", commenta l'amministratore delegato di Invitalia,
Domenico Arcuri. Proprio come è successo a Alessandro Galloni, 26
anni, una laurea in Economia. "Ho cominciato a fare l'imprenditore
sostanzialmente per gioco - racconta - mentre ero all'università,
tramite Internet, vendevo prodotti di elettronica importati dalla
Cina. Quell'esperienza mi ha insegnato come si lavora e come i
clienti vadano trattati con i guanti". Dopo la laurea Alessandro ha
preparato un business-plan, ha ottenuto un finanziamento da
Invitalia e ora gestisce un negozio di erboristeria, alle porte di
Roma, affiliato a una delle più importanti catene di franchising
nel settore. Una storia simile a quella di Gabriella Zanframundo,
anni, barese, che insieme a due soci, allora disoccupati, ha aperto
a settembre 2008 una ludoteca/centro polifunzionale per bambini,
con tanto di bar, affiliata alla catena 'Play Planet'. "La catena
ci ha fornito il marchio, l'arredamento, le strutture-gioco per i
bambini e i prodotti di merchandising, ma in ogni caso - racconta
Gabriella - per partire con un'iniziativa simile l'investimento
iniziale è molto oneroso. Poter contare su un finanziamento di
circa 300 mila euro, da restituire in 7 anni a Invitalia con tassi
molto agevolati, ci ha permesso di coronare questo sogno".
Ora, dopo le difficoltà iniziali, dovute soprattutto ai ritardi
nell'ottenere le autorizzazioni comunali, l'attività va a gonfie
vele: "Il nostro business sono le feste di compleanno dei bambini -
spiega Gabriella - un settore che non si ferma nemmeno con la
crisi". Insomma, conclude il presidente di Assofranchising Graziano
Fiorelli, "quello del franchising si conferma uno strumento
fortemente funzionale sia alle fasi espansive di mercato, sia alle
congiunture di crisi. C'é ancora un dinamismo che lascia
intravedere ulteriori margini di crescita".