Come aprire un take away (kebab, pizza, sushi etc)

Silvio Zannoni

Data

lug 10, 2013

Da una recente ricerca effettuata dalla Federalimentare, risulta che in Italia, in questi ultimi anni, sono raddoppiati i consumatori di take away.
Sempre più persone, quindi, costrette per diverse motivi a stare fuori casa, hanno la necessità di comprare prodotti pratici da trasportare e veloci da consumare.
E il take away si fa interprete di queste esigenze, offrendo la possibilità di scegliere tra tanti prodotti diversi: dal cibo etnico (cucina thailandese, indiana o cinese), ai panini vegetariani, dal sushi giapponese ai tranci di pizza, tutto rigorosamente già pronto per essere portato via.
Ecco perché molti punti vendita take away sono situati in centri affollati piuttosto che in luoghi isolati.
Infatti, aprire questo tipo di attività in prossimità di scuole e di uffici, significa entrare più facilmente in contatto con tanti avventori: una scelta, questa, che può rivelarsi vincente.
Inoltre, e' utile conoscere la normativa vigente della propria Regione perché, alcune di esse prevedono che, per iniziare l'attività sia sufficiente seguire un corso d'igiene degli alimenti, mentre in altre è necessario possedere il libretto sanitario.
Per questo motivo si consiglia di visionare il sito on line del Comune e della Regione di appartenenza.
Il primo passo per aprire un take away è trovare un buon locale: l'ideale sarebbe che fosse già provvisto di servizi igienici e cucina, cosa che consentirebbe un bel risparmio.
Fatto questo, bisognerà attivarsi per la seguente documentazione:

1. apertura della Partita Iva presso l' Agenzia delle Entrate
2. comunicazione di inizio attività presso la Camera di Commercio
3. apertura di un conto corrente
4. richiesta dei permessi all' Ufficio di Igiene e Prevenzione dell'Asl
5. richiesta dei permessi al Comune e alla Regione
6. richiesta di autorizzazione presso il Comando dei Vigili del Fuoco
7. iscrizione INAIL per la copertura assicurativa.

In attesa dei permessi necessari, si deve strutturare il locale in modo da renderlo accogliente il più possibile e preparare il personale, assegnando a ciascuno i propri compiti.
Ad esempio è determinante individuare un responsabile degli acquisti, che quotidianamente
dovrà selezionare gli alimenti, vigilando sulla loro freschezza e qualità.
Prima di essere confezionata, la pietanza dovrà essere etichettata in modo che siano chiari e leggibili data e ingredienti.

Volendo, si può organizzare il "servizio a domicilio" accolto dai clienti sempre con molto piacere, magari riservandolo di giorno ad uffici e negozi, e di sera alle abitazioni private.
Un'altra valutazione importante è cercare di capire i gusti locali, legati ad un determinato territorio.
Per esempio in provincia di Bergamo un giovane imprenditore ha aperto un "take away di polente" preparate in mille modi, così come a Napoli, un esperto ristoratore, è diventato il proprietario di un "take away di polpette", proposte addirittura come dolce, ripiene di uvetta.
In entrambi i casi l'innovazione culinaria ha sposato la tradizione locale: idee premiate dai clienti visto che per i due locali gli affari vanno a gonfie vele.

In alcuni casi, per iniziare l'attività, c'è la possibilità di usufruire di agevolazioni finanziarie come contributi o prestiti agevolati.

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