Come aprire un bar e vivere felici!

Silvio Zannoni

Data

ott 01, 2013

In periodi di crisi come quello che stiamo vivendo, le uniche attività che riescono a reggere con più facilità l'onda d'urto delle difficoltà economiche sono quelle del settore ristorazione perchè si può rinunciare a tutto ma non ad un caffè al bancone o ad un aperitivo con gli amici.

Ma quali sono i passi per aprire un'attività commerciale di ristorazione senza sbagliare e senza perdersi nel mare della burocrazia?
Vediamoli insieme.

Fase 1: voglio aprire veramente un Bar?

Spesso l'apertura di un bar viene considerata quasi un settore rifugio per coloro che non riescono a trovare lavoro. Non deve essere così. Un bar, per quanto possa sembrare un'attività facile da gestire - e non è così - è un progetto imprenditoriale a tutti gli effetti e come tale va trattato. Occorre, quindi, avere delle nozioni di marketing di base per poter realizzare un'analisi della concorrenza. La zona in cui intendo operare è già fornita da altri bar? Esiste qualcosa che posso offrire alla mia clientela che mi distingua dai concorrenti più vicini?
Non solo.
Occorrono anche nozioni di contabilità perchè, per quanto ci si possa affidare all'aiuto di un commercialista, è comunque indispensabile sapere cosa siano costi, ricavi ed utili per realizzare un piano di investimento e di sviluppo economico - finanziario per la gestione del bar. L'analisi non va fatta solo sulla concorrenza ma anche sul territorio: è finita l'epoca dei bar "generalisti" che possono funzionare ancora solo in zone ad altissima frequentazione e scarsa concorrenza (praticamente introvabili!).
Oggi funzionano solo quelli che possono definirsi "specializzati". Se siamo in una zona di uffici, probabilmente avremo molti clienti a pranzo e durante l'aperitivo, mentre saranno pochi dopo le 19. A questo punto meglio concentrare la nostra offerta su un'ampia selezione di panini e torte salate per cercare di conquistare la clientela così. È importante ricordare che l'investimento iniziale può essere abbastanza costoso, quindi è necessario disporre di un capitale di base adeguato. È però possibile accedere ai contributi per l'apertura di nuove attività, sia a fondo perduto che a tasso agevolato. 
Se invece siamo intenzionati a seguire un corso di formazione che ci avvii alla professione, si può farlo anche gratuitamente con il Fondo Forma.Temp (formatemp.it) o con i Fondi Interprofessionali (fondinterprofessionali.it).

Fase 2: lo apro sul serio... cosa fare?

A questo punto vediamo quali sono i passi fondamentali da fare per aprire la nostra attività. Per il gestore del locale è necessario seguire il corso SAB incentrato sulla somministrazione degli alimenti ma anche su aspetti gestionali ed amministrativi nonchè sanitari. Per tutti coloro che lavoreranno all'interno del bar, invece, è obbligatorio il corso HACCP che sostituisce il vecchio libretto sanitario. 
Dopo aver fatto ciò, è necessario rivolgersi al Comune nel quale si intende aprire il bar per sapere quali sono le regole vigenti in fatto di apertura di nuove attività commerciali di somministrazione alimenti. Ogni Comune ha le sue regole ma solitamente è necessario che il locale scelto abbia destinazione commerciale e che la location rispetti i vincoli architettonici imposti dal Comune. Ovunque è necessario l'acquisto della licenza per la somministrazione di alimenti e bevande. Altri passi obbligatori sono l'apertura della partita iva, l'iscrizione al registro delle imprese, l'avvenuta comunicazione dell'inizio delle attività al Comune. Svolte le pratiche burocratiche, sarà fondamentale prestare attenzione alla scelta dei fornitori e dei dipendenti, perchè il segreto di un bar di successo è tutto qui: alta qualità dei prodotti serviti e massima gentilezza e simpatia delle persone che ti accolgono al bancone.