Manuale Operativo Franchising
Per chi è: Ideale per franchisor, il...
di Lucia La Greca
L'impegno a fare di "necessità virtù" non è mai stato così attuale. A dispetto di una crisi economica che non accenna a finire il settore del franchising continua a crescere nel nostro paese, segno della volontà di molti italiani di mettersi in gioco avviando un'attività in proprio a fronte di un mercato del lavoro tutt'altro che positivo. Il primo trimestre del 2012 ha registrato un incremento dell'8% nel confronto anno su anno delle persone che hanno contattato siti internet specializzati, esperti e aziende del settore per chiedere informazioni su come entrare nel mondo del franchising. Un dato rilevato dall'osservatorio del portale BeTheBoss.it che sorprende solo fino a un certo punto, considerando le caratteristiche di questo mercato, che consente di mettersi in proprio, ma con la possibilità di limitare gli investimenti iniziali e affidarsi all'organizzazione della rete per gli aspetti amministrativi.
Nella media, i potenziali franchisee sono giovani, ma non giovanissimi, dato che il 70% di essi appartiene alla fascia d'età compresa tra i 30 ed i 49 anni. Si avvicinano al settore soprattutto persone che hanno già avuto esperienze di lavoro, ma desiderano mettersi in proprio (le donne sono il 35%) ed anche manager espulsi dalle aziende ed ex commercianti in cerca di nuove opportunità. Un dinamismo confermato dal buon risultato della Fiera Franchising Nord 2012 che si è svolta il 26 e 27 maggio a PiacenzaExpo (evento - clicca qui per guardare il video - organizzato da QuiCKFairs ® e BeTheBoss.it) mettendo in mostra le attività di 50 aziende del settore impegnate a presentare agli interessati le opportunità del mercato. "L'interesse mostrato dai visitatori, che hanno trattenuto gli espositori nei loro stand anche ed oltre l'orario di chiusura, è la conferma della volontà diffusa di rialzarsi dopo la lunga crisi", riflette Sebastian Kuester AD di QUiCKFairs®. "Abbiamo notato una volontà diffusa sia tra i giovani desiderosi di mettersi in proprio, sia tra professionisti più maturi che hanno perso il lavoro ed hanno volontà di riscatto". Per Kuester "mettersi in proprio è la strategia migliore per non perdere il lavoro, a patto ovviamente di seguire i principi di sostenibilità ed equilibrio economico".
In un periodo come questo, caratterizzato dalle difficoltà di comunicazione tra il mondo imprenditoriale e quello del credito, il franchising consente di attenuare i problemi. "L'investimento iniziale è indispensabile per mettersi in proprio", commenta Kuester, "ma su livelli decisamente inferiori (si può oscillare dai 5.000 al milione di euro, a seconda delle attività) rispetto alla creazione di una impresa non inquadrata in una rete". C'è anche un altro aspetto da considerare: solitamente le banche finanziano le imprese solo dietro garanzie in merito alla sostenibilità degli investimenti ed alla storia del richiedente. Un aspetto, quest'ultimo, spesso deficitario tra i più giovani. "In questo senso la rete in franchising può riuscire ad ovviare al problema, mettendo in vetrina le storie di successo degli affiliati passati". L'altra faccia della medaglia è costituita dalla necessità di adattarsi alle regole, agli standard della rete, oltre che di condividerne i risultati: aspetti da considerare con attenzione se per propria indole si preferisce avere le mani libere nella propria attività economica. L'importanza del franchising non si limita comunque agli aspetti economici: "vanno considerate anche tutte le agevolazioni infrastrutturali, relative alla burocrazia ed alle pratiche amministrative, prese in carico direttamente dai frachisor", aggiunge Kuester.
Il mondo delle reti oggi è composto da poco meno di 900 imprese, con 54.000 punti vendita, 186.000 addetti occupati ed un fatturato intorno ai 22 miliardi di euro. Numeri che, nonostante i progressi degli ultimi anni, vedono l'Italia in ritardo rispetto ad altri paesi europei. Dalla ricerca "Come avvicinarsi al franchising: problematiche ed opportunità", curata da QUiCKFairs® e BeTheBoss.it, emerge che la maggioranza dei neo franchisee è spinta verso il settore soprattutto per la possibilità di trovare un lavoro in proprio. La scelta del settore varia molto tra uomini e donne, con queste ultime più orientate a cercare l'affiliazione in catene di abbigliamento, mentre i primi sono orientati maggiormente verso la telefonia. In entrambi i casi si avvicinano al franchising per averne sentito parlare su internet, da amici o partecipando a fiere specializzate e si avvalgono spesso di consulenze di fortuna (commercialisti o avvocati). Cosa che spinge gli autori della ricerca ad auspicare maggiore trasparenza, la formazione di consulenti specializzati nel settore ed una maggiore facilità di accesso ai finanziamenti. In quest'ultimo ambito si muove Invitalia (ex Sviluppo Italia) offrendo, ma solo a italiani residenti nel centrosud e nelle zone svantaggiate del nord, un contributo a fondo perduto ed un mutuo a tasso agevolato che possono anche arrivare a coprire il 100% degli investimenti ammissibili ed un contributo a fondo perduto, anche su base pluriennale, sulle spese ad essa relative di gestione.