FRANCHISING: il punto di vista dei Franchisor

Silvio Zannoni

Data

set 10, 2012

Impatto della crisi sull'evoluzione delle reti in franchising

Quasi il 39,6% delle aziende rispondenti riconosce l’influenza negativa della crisi in atto sull’evoluzione della propria rete di vendita, mentre il 30,2% ritiene decisamente negativo l’impatto della stessa sullo sviluppo. Segno della consapevolezza da parte dei franchisor che la crisi esiste, è reale e ha causato la perdita di migliaia di posti di lavoro in Italia, la chiusura di aziende e una crescente mancanza di liquidità. Di parere contrario è il 15,1% dei rispondenti che non giudica né positivo né negativo l’impatto della crisi sullo sviluppo del business. Stessa percentuale anche per chi ritiene che l’attuale crisi sia comunque positiva per l’evoluzione della rete; tale considerazione è da attribuirsi con molta probabilità all’idea - sicuramente fondata – che in periodi di crisi si creano opportunità di riconversione di attività imprenditoriali da indipendenti in franchising e anche i nuovi imprenditori preferiscono avviare attività seguendo modelli consolidati.

Lo sviluppo delle reti atteso per il prossimo anno

La consapevolezza che la situazione economico-sociale rimarrà invariata anche il prossimo anno è ben radicata nei franchisor. Lo evidenziano le risposte degli operatori alla domanda sulle previsioni per i prossimi 12 mesi. Il 49,1% del campione interpellato è infatti convinto che la situazione economico-sociale rimarrà invariata; a ciò si aggiunga che il 39,6% del campione ritiene che la situazione addirittura peggiorerà. Segno evidente che, nonostante il franchising sia un settore che ha saputo navigare meglio il mare rispetto ad altri comparti (i dati generali parlano, infatti, di una modesta crescita del +0,6%, ma pur sempre di crescita si tratta), i retailer ritengono comunque la crisi non passeggera bensì strutturale. Solo l’11,3% di loro ritiene che il 2013 porterà un miglioramento.

Le rinunce dei candidati a mettersi in proprio viste dai Franchisor

Tra i maggiori fattori che incidono sensibilmente sulla crescita delle reti figura la difficoltà di accesso al credito. Il sondaggio rivela l’insoddisfazione, ma anche la preoccupazione dei franchisor nei confronti della ‘chiusura’ degli istituti bancari al finanziamento di nuove attività. Non è un caso che il 75,5% delle imprese rispondenti individuino nella chiusura delle banche l’ostacolo maggiore nello sviluppo di nuovi reti di vendita. Il 63,5% delle stesse rivendica, inoltre, la lentezza del Governo nell’attuare le riforme necessarie per il rilancio del Paese. Sembra, dunque, che gli operatori si aspettassero una maggiore incisività su alcune scelte da parte del legislatore e una più reiterata resistenza alle pressione sulle liberalizzazioni che, avendo creato molto aspettative, meritavano di essere esplicate fino in fondo a tutto vantaggio del libero mercato. A incidere sulla complessità della situazione anche il clima economico-sociale e la crisi dell’Euro, giudicati dal 48,1% del campione rispondente come fattori con un forte impatto anche sull’affiliazione commerciale. Un minor numero di operatori attribuiscono un peso significativo all’impatto di altri fattori quali la mancata preparazione professionale per l’attività imprenditoriale (21,2%), gli adempimenti burocratici per aprire un punto vendita (19,2%) e la mancata volontà dei potenziali affiliati a mettersi in proprio (14%).

Interventi prioritari dal punto di vista dei Franchisor

La burocrazia, si sa, è il male che da sempre affligge il commercio moderno. L’attuale Governo, tramite la deregulation, ha dato il via a un processo di semplificazione delle attività che, tuttavia, non sembra essere apprezzato appieno dagli operatori. Al campione è stato chiesto di indicare alle Istituzioni l’ordine di urgenza delle misure da adottare per supportare l’imprenditorialità. Ne emerge un quadro a tinte nette. Come priorità il 29,6% del campione chiede una radicale riforma legislativa per ridurre gli adempimenti burocratici imposti alle imprese, il 33,3% una legislazione che favorisca le banche a finanziare idee imprenditoriali senza garanzie, il 25,9% agevolazioni statali per finanziamenti ai cittadini che si mettono in proprio. Solo marginalmente il 5,6% chiede sia sportelli nelle Camere di Commercio che aiutino a muoversi nel labirinto della burocrazie e, sempre il 5,6%, consulenze gratuite dei comuni a imprenditori per individuare fondi pubblici cui accedere.