Manuale Operativo Franchising
Per chi è: Ideale per franchisor, il...
“Fortunati mamma e papà a cui bastava una laurea per avere una carriera assicurata”. Quante volte i neolaureati italiani avranno fatto questa riflessione, dopo aver passato anni sui libri per ottenere il tanto agognato titolo di studio, di cui oggi sopravvive a malapena solo il prestigio. Sì, perché possedere una laurea coi tempi che corrono, non è più garanzia di lavoro assicurato, anche se scegliere bene il corso di studi aiuta, e non poco.
Quali sono le lauree che offrono maggiori sbocchi professionali? Quali consentono di ottenere i redditi più elevati? A queste e ad altre domande ha risposto AlmaLaurea, consorzio che raggruppa 64 università italiane, e che nel suo XVI Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati ha fotografato la situazione dei neodottori italiani. Lo studio conferma un quadro occupazionale difficoltoso, caratterizzato da un tasso di disoccupazione crescente tra i laureati di qualsiasi livello (laurea triennale, magistrale e a ciclo unico) e dalla diminuzione delle assunzioni a tempo indeterminato, al pari delle retribuzioni, che raramente superano i 1000 euro ad un anno dalla laurea.
I laureati d’Italia possono però tirare un sospiro di sollievo, perché se la passano comunque meglio, o meno peggio, di chi la laurea non ce l’ha. Il titolo di studio offre infatti maggiori chance rispetto a chi non lo possiede (+13% il tasso d’impiego rispetto ai diplomati) oltre che una migliore retribuzione (+48%), garantendo nel medio lungo termine (trascorsi 5 anni dalla proclamazione), la quasi certezza di un posto di lavoro (per 9 laureati su 10), addirittura stabile nella maggior parte dei casi (75% di tempi indeterminati).
Le lauree triennali che si rivelano vincenti sono senza dubbio quelle del ramo scientifico ed ingegneristico che presentano un tasso di occupazione del 90% a 5 anni dalla laurea, garantendo anche compensi mediamente più elevati: 1500 il salario medio per gli ingegneri, poco meno quello dei laureati in materie scientifiche. Stanno peggio i laureati in scienze motorie e lettere, il cui compenso si aggira mediamente attorno ai 1000 euro.
Secondo AlmaLaurea, le lauree magistrali
garantiscono maggiore occupazione e guadagni più consistenti. I
laureati di secondo livello più “ricchi” sono ancora gli ingegneri,
con una retribuzione media di 1700 euro al mese, seguiti da medici
e laureati in economia. Queste facoltà si confermano essere anche
le più vantaggiose per l’inserimento lavorativo, mentre le meno
apprezzate sono le lauree in ambito geobiologico e umanistico, con
un tasso di occupazione inferiore al 70%. I laureati magistrali più
poveri sono invece gli psicologi, che a 5 anni dalla laurea non
arrivano ai fatidici 1000 euro mensili.
Per quanto riguarda infine le lauree a ciclo unico
i medici sono quelli che guadagnano di più (sopra i 1700 euro in
media) ma che hanno le difficoltà maggiori nel trovare
un’occupazione nel medio periodo.
Infine, un altro dato abbastanza significativo che emerge dalla relazione di AlmaLaurea è il declino di giurisprudenza, che sforna sempre più disoccupati, ma anche delle facoltà dell’area economico-statistica e politico-sociale. Rispetto a qualche anno fa, infatti, il tasso di occupazione dei laureati in queste discipline è calato del 7%.
Quindi ricapitolando, c’è sempre meno lavoro e meno guadagno, ma
con una laurea in tasca prima o poi il lavoro dovrebbe arrivare (da
capire poi di che lavoro si tratti, e se soprattutto sia coerente o
meno con gli studi fatti…). Lettere, psicologia e giurisprudenza
piacciono molto agli studenti ma non servono alle aziende che
preferiscono piuttosto investire su ingegneri e laureati in materie
scientifiche.
Ciò detto, prima di iscriversi all’università e passare 3-5 o forse
più anni sui libri, è consigliabile dare ascolto non solo alle
proprie ambizioni ma anche a ciò che il mercato del lavoro
richiede. A buon intenditor, poche parole.