Manuale Operativo Franchising
Per chi è: Ideale per franchisor, il...
I marchi sono comparsi nelle nostre vite alcuni millenni fa,
basti pensare ai Signacula, marchi impressi sull’argilla o sul
tappo di anfore vinarie rinvenute a Pompei. Così come per i fabbri,
che forgiavano le spade per i soldati dell'Impero Romano, era
consuetudine imprimere un segno distintivo delle proprie
creazioni.
L’esigenza di distinguere la propria produzione da quella dei
concorrenti è, dunque, antichissima e, oggi, con la
globalizzazione, si è fatta ancora più pressante.
Il segno distintivo apposto sul prodotto o sul servizio può non
solo orientare la scelta del consumatore ma in taluni settori, come
quello della moda, addirittura determinarla. Per questo si dice che
i marchi sono asset importantissimi per le aziende, garanzia di
riconoscibilità e opportunità di maggiore sviluppo
dell’impresa.
Del marchio dal punto di vista economico e della comunicazione le
aziende sanno (o credono di sapere) molto.
Quello che forse è meno noto è che cosa sono esattamente i marchi e
quali sono le norme che li regolano.
Il marchio è un segno che si appone sul prodotto (Gucci,
Barilla) o si collega ad un servizio (Pony Express,
Alitalia) per contraddistinguerlo da quello degli altri
concorrenti. Nella prassi è frequente che l’impresa si avvalga di
più marchi, alcuni legati all’attività istituzionale (Fiat),
altri ai singoli prodotti (Multipla, Panda) e ciò allo scopo
di fornire al suo pubblico un’ampia gamma di
informazioni.
La prima informazione che trasmette il marchio è quella relativa
alla provenienza del prodotto o servizio da una determinata
impresa: per questo il marchio viene anche definito “segno
distintivo”.
Inoltre, il marchio in genere veicola messaggi relativi alle
caratteristiche proprie del prodotto o servizio che
contraddistingue e che possono riguardare le sue qualità, gli
aspetti tecnici, il prezzo etc.
Poiché tale messaggio è rivolto al pubblico esso deve anzitutto
essere vero: il nostro ordinamento non tollera l’inganno del
pubblico e sanziona pesantemente i marchi ingannevoli perchè, per
esempio, rimandano a caratteristiche o qualità che il prodotto non
possiede (si pensi al caso di un marchio che richiama il cioccolato
per un prodotto senza cioccolato).
Ma come si acquistano i diritti sul marchio? Essi sorgono
innanzitutto per effetto della registrazione (che dura 10 anni ed è
rinnovabile) presso gli uffici competenti, nazionali, comunitari e
esteri, ma in molti Paesi possono acquistarsi (seppur con alcuni
limiti) anche senza registrazione, per il solo fatto di avere usato
concretamente il marchio sul mercato.
L’ipotesi non è rara: molte imprese testano il marchio sul mercato
prima di registralo, osservando le reazioni del pubblico e
posticipando il momento della registrazione magari anche di mesi
(talvolta anni, ma si tratta di un comportamento davvero
imprudente).
Per poter essere validamente registrato il marchio deve essere
suscettibile di rappresentazione grafica (e questo può creare
difficoltà e incertezze in fase di registrazione di marchi sonori o
olfattivi). Il marchio deve poi essere nuovo e dotato di capacità
distintiva: le parole, i disegni, le lettere, le cifre, i suoni, la
stessa forma di un prodotto o della sua confezione, i colori e le
loro combinazioni, possono essere registrati come marchio se sono
in grado di distinguere i prodotti o i servizi
dell’impresa.
Per contro, vi è un’ampia categoria di segni che non è suscettibile
di registrazione come marchio: si tratta dei segni contrari alla
legge, all’ordine pubblico e al buon costume, dei segni
ingannevoli, dei segni costituiti da parole di uso comune (come
super, euro etc.), di quelli costituiti esclusivamente dalle
denominazioni generiche dei prodotti (es. latte per latte) o da
indicazioni descrittive delle loro qualità, destinazione,
provenienza geografica, o di altre caratteristiche del prodotto o
servizio. Si ritiene, infatti, che tali parole debbano essere
liberamente utilizzabili da tutte le imprese.
Tuttavia, è possibile registrare marchi che sono costituiti in
parte da parole di uso comune e indicazioni generiche o descrittive
(es. zuccherello): ma in questo caso, essi saranno considerati
dotati di minor capacità distintiva, con tutta una serie di
conseguenze importanti in caso di sua contraffazione.
In sostanza, tanto più il marchio sarà lontano da qualsiasi
riferimento al prodotto o servizio che deve contraddistinguere (es.
Apple per computer) tanto più esso sarà ritenuto originale e
tutelabile nei confronti delle contraffazioni.
La scelta se registrare o meno il marchio è demandata naturalmente
all’impresa. Ma una cosa è certa: non registrando il marchio, gli
investimenti effettuati per promuovere il prodotto o il servizio
rischiano di sfumare miseramente al primo attacco dei
concorrenti.
Avv. Marella Naj-Oleari
Scarpellini Naj-Oleari & Associati
www.studioscarpellini.it