Manuale Operativo Franchising
Per chi è: Ideale per franchisor, il...
La ricerca conferma la tendenza degli operatori italiani a
concentrarsi – vista la situazione di crisi dei consumi in cui
versa il mercato interno – sullo sviluppo all’estero, forti
della consapevolezza che il retail, rispetto all’industria
produttiva, ha il vantaggio di poter dialogare direttamente con il
consumatore finale sui diversi mercati di riferimento e
fidelizzarlo al proprio brand.
Una prima evidenza interessante che emerge dalla ricerca è che
il 90% dei retailer intervistati e non ancora presenti
all’estero sono intenzionati a sbarcare su nuovi mercati nei
prossimi tre anni. Un dato decisamente positivo che evidenzia,
da un lato, l’avvenuto consolidamento di tali reti in Italia e
dall’altro la convinzione che sia giunto il momento per compiere il
salto. Ma anche un numero altissimo di retailer già presenti
all’estero, pari al 78% dei rispondenti, confida per il prossimo
triennio in un futuro commerciale prospero, decisamente in
crescita più all’estero che in Italia, dove invece tale
percentuale si dimezza al 40,63%.
E il franchising sembra confermarsi come una potente leva
per accelerare il processo di internazionalizzazione dei
sistemi commerciali, senza rinunciare alla creazione di un sistema
integrato e controllabile dei partner locali; la formula è
particolarmente apprezzata dagli operatori anche perché, come ben
sappiamo, permette di contenere gli investimenti legati allo
sviluppo della rete.
Merita un’ulteriore riflessione l’evidenza che emerge sui Paesi
di destinazione su cui i retailer dicono di volersi concentrare
per il prossimo triennio. Non stupisce l’interesse per alcuni Paesi
in crescita quali Cina, Emirati Arabi e Russia; più
sorprendente forse il forte interesse che si riscontra per Paesi
europei quali U.K., Germania e Francia, in un momento in cui
tutta l’attenzione dei media e delle istituzioni competenti sembra
incentrata su destinazioni più lontane.
L’elemento che accomuna tutti i Paesi di destinazione, più che
l’area geografica di appartenenza, è che si tratta di mercati
grandi in cui il rischio politico ed economico è ridotto e la
domanda da parte della classe media consistente o comunque in
crescita. La scelta è facilmente comprensibile se si pensa che,
a differenza di quanto avviene per il lusso dove si tratta di
aprire pochi negozi monomarca in prime location, per le grandi
catene distributive di fascia media – quelle che utilizzano
prevalentemente la formula franchising – l’investimento è
decisamente più impegnativo e l’obiettivo è la capillarità della
rete sul territorio.
L’auspicio è che anche il retail made in Italy possa contare su
un supporto concreto e strumenti dedicati per internazionalizzarsi,
proprio come lo è stato ed è ancora oggi per l’industria produttiva
italiana. Con i giusti presupposti, il franchising sarà un valido
aiuto per portare più rapidamente i brand italiani nel mondo, prima
che altri riempiano gli spazi di mercato ancora
disponibili.