COMUNICATO STAMPA
Mario Resca, Confimprese: «Rallentano le vendite nei centri
commerciali, che hanno chiuso il 2012 con una flessione del 2,69%
su base annua»
Milano, 18 gennaio 2013 – Ancora in calo le vendite nei centri
commerciali. Il 2012 si è chiuso con un -2,69% secco sul 2011,
secondo i dati rilevati da Nielsen per Confimprese Lab. In
particolare il mese di dicembre ha registrato un -1,97% vs dicembre
2011. Ad avere la peggio l’area4 (Abruzzo, Molise, Puglia,
Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia) con una flessione del
6,20% su base annua e del 2,09% sul mese di dicembre. Anche le
altre aree mostrano tutte il segno meno sia nel progressivo annuale
che mensile:
-2,11% per Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta (-1,46% sul
mese), -1,60% per Emilia Romagna e Triveneto (-2,57% sul mese),
-2,65% per Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna (-2,19% sul
mese).
«E’ innegabile – chiarisce Mario Resca, presidente
Confimprese – che la situazione sia cambiata e di
conseguenza il mercato italiano dei centri commerciali sta vivendo
un congelamento di nuovi progetti, riconducibile a due motivi: la
riduzione del ritorno sull’equity e la crescente difficoltà nel
reperire finanziamenti per l’avvio di nuovi progetti. A ciò si
aggiungono l’attuale crisi, ma soprattutto una drastica riduzione
della propensione al consumo, che non è più possibile considerare
come esclusivamente legata alla congiuntura economica. Come
rilevano recenti dati del Confimprese Lab, l’indice di fiducia
degli italiani è decisamente inferiore a quello dei cugini europei
(41 in Italia vs 88 in Germania, 75 in UK, 61 in Francia e 52 in
Spagna); il 91% degli italiani ha prospettive di lavoro negative o
molto negative nei prossimi 12 mesi e l’81% pensa che lo stato
delle finanze personali nei prossimi 12 mesi sarà pessimo, mentre
il 92% degli italiani ritiene l’attuale momento non adatto a fare
acquisti».
I retailer associati a Confimprese hanno registrato nel 2012 vs
2011 un aumento dell’incidenza delle spese di affitto sul fatturato
dello 0,65 % e dei costi di personale sul fatturato di mezzo punto
percentuale, con la conseguente erosione di metà del proprio
margine. «In occasione di un recente incontro con il CNCC – spiega
Mario Maiocchi, ad Unieuro e coordinatore comitato
real estate Confimprese – gli operatori dei centri
commerciali, pur concordando sulla criticità della congiuntura
economica complessiva, hanno rilevato come tra i centri commerciali
vi sia una marcata differenza tra le performance dei centri
commerciali ‘prime’ e quelle dei centri di seconda fascia e come,
di conseguenza, l’incidenza dei costi complessivi di occupazione
spazi debba sempre essere valutata in funzione dell’efficienza e
attrattività di ciascun specifico centro. Inoltre, nell’ottica di
valutare l’impatto sul costo del lavoro della liberalizzazione
degli orari, è stato valutato che la variazione media del costo del
personale sul fatturato per il solo canale cc del 3° trimestre 2012
vs stesso periodo 2011 è aumentato in media del 6%, con picchi
registrati da alcune aziende del 30%».
«La difficile situazione di mercato – conclude Resca – rende
comunque necessaria un’attenta riflessione sui modelli di business
e un rafforzamento della partnership tra i diversi attori per
garantire la sostenibilità complessiva del sistema, che passa dalla
sostenibilità dei singoli punti di vendita».
Laura Galdabini
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