Avete assunto degli impiegati in Cina o state per farlo? Occhi aperti: dal primo gennaio 2008 niente sarà più come prima.
Il primo gennaio prossimo infatti entreranno in vigore le nuove norme sul lavoro dipendente in Cina, e porteranno dei cambiamenti che tutti gli esperti del settore, con una certa ironia, non esitano a definire "rivoluzionarie".
Di che cosa si tratta precisamente? Innanzitutto le nuove norme si applicheranno alle imprese di ogni grandezza, anche quelle con un solo impiegato, e ad ogni tipo di contratto di lavoro. Sarà assolutamente vietato continuare a impiegare lavoratori con contratti non scritti. Fine dei tanti "contratti informali" che hanno caratterizzato i rapporti di lavoro subordinato in Cina, quindi, e multe salate per chi non rispetta le regole: i lavoratori potranno chiedere un risarcimento pari al doppio del salario che percepiscono normalmente ogni mese, fino a un massimo di 12 mesi. Molti analisti raccontano di studi legali cinesi che stanno già affilando le armi con una coda di clienti fuori, pronti a reclamare 24 mensilità per il primo gennaio 2009. Ogni datore di lavoro, inoltre, dovrà tenere un registro completo dei suoi impiegati. L’assenza del registro significa l’impossibilità di licenziare un impiegato per giusta causa, visto che la causa dovrà essere indicata in maniera non equivocabile all’interno del registro stesso.
Le nuove leggi prevedono anche un limite significativo all’utilizzo di contratti a termine e di contratti di prova, che molti avevano utilizzato disonestamente finora per aggirare le regole precedenti in materia contrattuale: secondo la legge cinese, infatti, un lavoratore può essere licenziato o per giusta causa o alla fine di un contratto a termine. Non sarà più possibile prorogare il contratto a termine con lo stesso impiegato per più di due volte, e se l’impiegato continuerà a lavorare oltre la data di scadenza il suo contratto si trasformerà automaticamente in un contratto a tempo determinato. In pratica, un impiegato davvero competente si vedrà mutato il suo contratto a termine in un contratto a vita. Ai contratti di prova vengono poi imposti dei limiti ben precisi: non più di un contratto di prova con lo stesso datore di lavoro, per non più di sei mesi, e con un salario non inferiore all’80% di quello di un contratto ordinario.
Giro di vite anche sui patti di non competizione, quelle clausole che vincolano il lavoratore a non trasferire il suo know-how ad aziende concorrenti per un certo periodo: saranno applicabili solo ai livelli superiori di management e agli impiegati che effettivamente detengono informazioni privilegiate sul funzionamento della compagnia, non saranno effettivi se non in una ragionevole area geografica e limitati al massimo di due anni, nel corso del quale il datore di lavoro dovrà comunque corrispondere il salario all’impiegato.
I datori di lavoro che violano le nuove norme sono passabili di sanzioni amministrative, richieste di salari doppi e responsabilità per danni, e ogni impiegato avrà il diritto di citare in giudizio il datore inadempiente. Le nuove norme non passeranno sotto silenzio, e oltre a molti avvocati che si propongono di curare gli interessi dei lavoratori, si registra anche un notevole tam-tam tra gli impiegati.
Secondo l’"Inside Counsel Magazine", i primi bersagli delle cause per inadempienza saranno "le compagnie statunitensi, che vengono percepite come le più ricche e si troveranno sotto i riflettori a causa dei rapporti tesi tra il governo cinese e le multinazionali". A noi italiani non resta che regolarizzare in fretta. Per non farci trovare impreparati.
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