Ormai siamo entrati in un mondo che
è sempre più duale: dall''Europa arrivano solo notizie positive
mentre dall'America arriva il contrario. Una recente indagine della
Commissione europea ha confermato che la disoccupazione, nel
Vecchio Continente, è ai minimi e continua a scendere. E salgono
invece la fiducia delle imprese (un po' in tutti i settori) e dei
consumatori, che cominciano a frequentare di più i negozi.
L'Europa, insomma, ha preso davvero a correre e è probabile che,
alla fine, la sua crescita risulti superiore a quel 2,4 che da più
parti è stato indicato come un target possibile.
Per contro negli Stati Uniti le cose non vanno così bene. La
questione viene gestita con molta prudenza. Ma ci sono report
interni di alcune grandi case d'affari che segnalano l'arrivo di
una crisi piuttosto pesante. Al punto che si dà per certo che entro
il 2007 la Federal Reserve sarà costretta a abbassare il costo del
denaro dal 5,25 per cento al 4 per cento, per impedire il disastro
e per sorreggere in qualche modo l'economia più grande del
mondo.
A differenza di quello che accadeva anni fa, però, la crisi
americana (soprattutto se verrà contenuta dalla banca centrale
attraverso il taglio dei tassi) non sembra in condizioni di
danneggiare la ripresa europea.
In Italia, se possibile, le cose vanno ancora meglio. Le casse
pubbliche cominciano a essere piene di denaro e la ripresa è quasi
certamente più forte di quello che appare dalle statistiche
ufficiali e dalle previsioni dei centri di ricerca (sempre
prudenti). In marzo, secondo la Confindustria, la produzione
industriale dovrebbe essere cresciuta dello 0,5 per cento rispetto
al mese precedente. Il che significa che la produzione industriale
sta crescendo al ritmo del 6 per cento all'anno. Un vero boom,
soprattutto se i dati di marzo troveranno una conferma nei mesi
successivi.
Per ora, comunque, c'è questo dato molto positivo e ci sono le
entrate fiscali che stanno volando (a riprova del fatto che il
sistema produttivo si è rimesso in moto).
La conclusione a cui si arriva, quindi, è sempre la stessa, ma è
importante. In questo momento l'Italia sta vivendo un momento
magico che potrebbe anche portarla a chiudere l'anno con una
crescita del 2,5 per cento (dopo il 2 per cento dell'anno scorso).
Ma, sopratutto, c'è in giro una nuova voglia di fare e di crescere,
dopo anni di stanchezza.
Per la politica, questo sarebbe esattamente il momento di fare
davvero qualcosa di positivo. Qualche polemica in meno e qualche
opera buona in più. In fondo, non dovrebbe essere così
difficile.