Il rialzo di Borsa di molte
imprese quotate in questi ultimi giorni è l’antipasto, in termini
di business, della corsa alla realizzazione della manifestazione di
Milano. Da Cabassi a Pirelli Re, da Impregilo a
Italcementi
LUCA PAGNI
Ancora non è stato assegnato un solo euro a Milano
per la realizzazione dell’Esposizione Universale del 2015, ma c’è
già chi il suo guadagno l’ha portato a casa. Nel giro di quattro
sedute di Borsa, il titolo di Fiera Milano spa ha più che
triplicato il suo valore: da lunedì 31 marzo, quando è stata
annunciata la vittoria di Milano sugli sfidanti di Smirne, a
giovedì 3 aprile, le azioni della Fiera sono schizzati dai 4 euro
del suo minimo storico fino a 11 euro. Con una capitalizzazione
passata da 149 a 346 milioni. Salvo poi precipitare nell’ultima
seduta della settimana, sotto i colpi dei realizzi, con il titolo
sospeso al ribasso per tutta la giornata.
Se si è trattato solo di speculazioni di operatori più che abili e
dai nervi saldi si vedrà in futuro. Di sicuro, il caso di Fiera
Milano la dice lunga sulle aspettative che la vittoria per la
realizzazione dell’Expo 2015 ha gettato sull’economia milanese e
italiana dei prossimi anni. E, in particolare, sulle performance
delle società quotate a Piazza Affari che potrebbero avere un ruolo
nella manifestazione. Così, da Impregilo ad Astaldi nel settore
delle costruzioni, da Risanamento a Pirelli Real Estate
nell’immobiliare, fino ad arrivare a Save e Adf (rispettivamente
società di gestione degli aeroporti di Venezia e Firenze) l’elenco
del rialzi dovuti all’effetto Expo è corposo.
Ma si tratta solo di speculazioni oppure l’Expo è veramente la
panacea per risolvere i problemi infrastrutturali del Nord Italia e
garantire bilanci in salute a un nutrito plotone di società di
Piazza Affari? I numeri dell’evento nonché le prime previsioni
degli analisti sembrano dare ragione agli ottimisti. Nelle ore
successive al verdetto di Parigi sede della Bei (Bureau
International des Expositions) che assegna ogni due anni l’evento
c’è chi ha pensato bene di calcolare il valore dell’impatto
economico della manifestazione. Al di là dei 14 miliardi già
previsti: 4 per le opere legate strettamente all’Expo e gli altri
10 per tutta una serie di opere pubbliche collegate e necessarie,
prevista da anni e mai realizzate, dalla Pedemontana alla Brebemi
(autostrada MilanoBrescia) a due nuove linee metropolitane a
Milano. Con l’indotto, il valore finanziario della manifestazione
che dovrebbe portare a Milano oltre 29 milioni di visitatori in
poco più di sei mesi, dovrebbe aggirarsi intorno ai 44 miliardi di
euro. Un calcolo ancora per difetto, visto che uno studio
approfondito, con tutte le ricadute sul sistema del turismo, in
particolare delle città d’arte, è ancora tutto da studiare. Per
dire: c’è chi ha calcolato che per avere gli stessi benefici per il
rilancio della sua immagine il comune di Milano avrebbe dovuto
spendere oltre 500 milioni di euro.
Una montagna di denaro tale da aver già fatto preoccupare uno dei
protagonisti di Mani Pulite, l’ex magistrato Gerardo D’Ambrosio:
«Occorre che gli appalti siano assegnati con trasparenza ha
dichiarato altrimenti ne approfitteranno le mafie». E c’è chi ha
chiesto che i fondi non vengano usati solo per costruire padiglioni
per ospitare l’evento, alberghi e raccordi autostradali: i
cardiologi dell’ospedale Niguarda vorrebbero interventi che
riducano l’inquinamento, visto che Milano ha il primato del maggior
numero di decessi all’anno causati dall’eccessiva presenza di
polveri sottili nell’aria.
Ma non tutti dovranno aspettare per capire le ricadute concrete
dell’Expo. C’è già chi è sicuro che i benefici ci saranno. Della
Fiera spa abbiamo detto: il rialzo monstre in Borsa si giustifica
con il fatto che il 50% delle aree su cui sorgerà l’Expo, a nord di
Milano, appartiene alla Fondazione che controlla la maggioranza
della società. L’altra metà, invece, è divisa tra il comune di
Milano e il gruppo Cabassi. Per quest’ultimo uno dei nomi storici
dell’imprenditoria milanese si tratta di un investimento sul lungo
periodo, che andrà a frutto soltanto al temine dell’Expo. Ma ora
che Smirne è stata battuta, per la famiglia presente in Borsa con
due società storiche del listino come Brioschi e Bastogi, si tratta
di un affare sicuro. L’area su cui sorgerà l’Expo è stata ceduta a
titolo gratuito al Comune, in cambio si è ricevuta la certezza di
poter costruire, dopo il 2015, su parte della superficie
circostante.
Della pioggia di miliardi che cadrà sull’edizione milanese
dell’Expo non potrà non avvantaggiarsi il settore immobiliare. La
Camera di Commercio ha stabilito sentendo un centinaio di operatori
che nel corso dei prossimi anni l’aumento medio del valore delle
abitazioni nell’area metropolitana dovrebbe salire di 11 miliardi,
con il valore medio del metro quadro destinato a crescere del 7%.
Il che dovrebbe fare da traino ai titoli dell’immobiliare in Borsa
che negli ultimi mesi, dopo lo scoppio della bolla dei mutui
"facili" negli Usa, hanno subito pesanti crolli. Non per nulla, nei
giorni scorsi, c’è stato un ritorno degli investitori su Pirelli Re
e Aedes. Ma anche su Risanamento: il mercato scommette sul fatto
che la società controllata da Luigi Zunino, in difficoltà
finanziarie, possa ritrovare slancio per completare i due grandi
progetti attualmente in corso nelle aree dismesse dell’ex
Montedison a Rogoredo e dell’ex Falck a Sesto San Giovanni.
C’è poi il capitolo infrastrutture. La legge speciale che sarà
varata come uno dei primi atti del prossimo governo, garantirà i
fondi per tutta una serie di opere per il trasporto pubblico e
privato. Le imprese italiane saranno in prima fila per aggiudicarsi
gli appalti, da Impregilo ad Astaldi a Caltagirone. Ma ci saranno
anche opere di miglioria per autostrade (con interessati l’Atlantia
dei Benetton e la Sias di Marcellino Gavio), ferrovie e metrò. Le
ricadute arriveranno fino agli aeroporti: sarà forse l’occasione
insperata per il rilancio di Malpensa?