Il fatturato in Cina è
previsto in crescita del 30% entro il 2009, mentre si sta
preparando lo sbarco in India. "E l’ecommerce ci aprirà a tutto il
mondo"
ENRICO MARIA ALBAMONTE
Sixty pensa in grande e punta ai ricchi mercati
orientali. Nei piani del gruppo italiano di abbigliamento casual
chic c’è una sistematica espansione distributiva nei paesi
dell’area del cosiddetto Bric (acronimo che indica la grande area
che comprende Brasile, Russia, India e Cina) e che rappresenta il
nuovo Eldorado per i marchi del lusso globale. In particolare
nell’ex Celeste Impero, oggi divenuto un ghiotto bacino per il Made
in Italy, il gruppo di Chieti — che controlla marchi fashion come
Miss Sixty, Energie e Killah ma anche Murphy and Nie, Baracuta,
Refrigiwear, Richlu e Roberta di Camerino — mira a mettere salde
radici. «In Cina, dove siamo già presenti con Miss Sixty, Killah ed
Energie in città come Shanghai e Pechino — anticipa Renato Rossi,
contitolare e fondatore, insieme a Wichy Hassan, dell’azienda —
stiamo progettando una penetrazione sempre più capillare
nell’entroterra. Entro la fine di quest’anno apriremo 17 nuovi
negozi sparsi in centri come Taipbing, Laiya, Tianjin, Huozhan e
Quanzhou, solo per citarne alcuni, che si andranno ad aggiungere
alle altre 19 opening realizzate nel primo semestre di quest’anno;
mentre nel 2009 solo per Killah prevediamo altre 9 vetrine».
E mentre i due marchi trainanti — Miss Sixty, etichetta di
prêtàporter dedicata solo alla donna, e Energie, tutto al maschile
— in Cina prevedono di chiudere il bilancio 2009 con una crescita
del 30%, il gruppo si sta preparando per entrare alla grande nel
mercato indiano. In calendario l’inaugurazione di 40 punti vendita
nei prossimi tre anni, partendo da città chiave per lo shopping
internazionale come Delhi, Bangalore e Mumbai. Il tutto sulla
scorta di una strategia di sviluppo oculata e lungimirante. Ma non
aggressiva. «Nell’area del Bric ci stiamo muovendo per gradi,
appoggiandoci prevalentemente a partner locali affidabili e
competenti nel ramo della distribuzione. Il Brasile — spiega Rossi
— è l’unico paese fra quelli emergenti in cui abbiamo una filiale
diretta; mentre in Cina abbiamo firmato sei anni fa una
jointventure con l’imprenditore locale Fang, uno dei leader della
zona. In India ci siamo affidati a Reliance Brands, e in Russia il
nostro attuale partner commerciale è Alimex Group». Un partner che
consentirà al gruppo di Wichy Hassan e Renato Rossi di consolidare
la sua presenza nei territori dell’Est Europa e di aprire nei
prossimi tre anni 50 nuovi negozi a marchio Miss Sixty, Energie e
Killah. E, in parallelo, di acquisire nuovi clienti multimarca nei
territori della Russia e delle ex Repubbliche Sovietiche, fra cui
Kazakistan, Armenia e Azerbajan.
Per sottolineare la visione globale del proprio business il gruppo,
che presenta ogni sei mesi a New York nel calendario ufficiale
della settimana del ready to wear le vivaci e ricercate proposte di
denim e abbigliamento glamourous targate Miss Sixty, ha lanciato la
sua prima vetrina online proprio dedicata a quest’ultimo brand e
aperta ai clienti di tutto il mondo. Grazie a questa nuova,
ecumenica iniziativa sarà possibile acquistare sul Web tutti i capi
delle collezioni della linea ammiraglia del gruppo. «Ma stiamo già
pensando a un nuovo ecommerce anche per Energie», rivela in
anteprima Renato Rossi, ingegnere prestato alla moda e oggi al
timone, insieme al socio Wichy Hassan, di un vero e proprio impero
della moda che conta 20 filiali commerciali, 300 monomarca e 7.000
punti vendita disseminati in più di 100 paesi a livello
mondiale.
Una macchina da guerra che macina utili e fatturati: 690 milioni di
euro di giro d’affari raggiunto nel 2007, con un Ebitda pari
all’11% del fatturato e una proiezione di crescita che per il 2008
che dovrebbe ammontare a 720 milioni, mentre 820 milioni di euro è
il risultato complessivo atteso per il 2010. «La nostra forza è
sempre stata nell’innovazione continua e nella ricerca sul
prodotto, dato che per primi abbiamo superato la frontiera
dell’unisex creando jeans a misura di donna — commenta Renato Rossi
— ma le nostre intuizioni più felici provengono sicuramente dalla
comunicazione». Molto prima del nuovo flagship store virtuale in
rete infatti, nel lontano 1983 Wichy Hassan, all’epoca già votato
alla sperimentazione stilistica e all’attenta osservazione delle
tendenze moda, catalizzò l’attenzione della gente con le sue
vetrine ironiche e shock, realizzate in collaborazione perfino con
il disegnatore di fumetti Andrea Pazienza per il primo negozio
romano a insegna Energie di via del Corso, dove vendeva capi di
ricerca di vari marchi che andava a scovare in giro per il
mondo.
Da lì l’idea, suggeritagli anche dall’amico Renato Rossi, di dar
vita a un progetto stilistico autonomo e alternativo. «La nostra
identità è sempre stata legata alla dirompente creatività degli
anni ‘70 tanto che Miss Sixty doveva in origine chiamarsi Miss
Seventy — confessa Wichy Hassan, designer delle collezioni del
gruppo — la mia è una pop fashion che si rifà a Andy Warhol ma
anche a Keith Haring, attinge alla musica rock e si rivolge a donne
e uomini giovani anche nello spirito, liberi e indipendenti nella
scelta del proprio guardaroba».
Uno stile frizzante che piace, fra le altre, a Brithney Spears e
Cloe Sevigny. E in questi giorni a Milano, in occasione della
maratona di Milano Moda Donna, lo stilista sta mostrando i frutti
del lavoro svolto per ringiovanire e dare nuova linfa allo storico
marchio di borse da donna Roberta Di Camerino, acquisito
dall’azienda qualche mese fa. Un’altra mossa felice sulla via del
potenziamento di uno dei settori più strategici nel futuro del
business della società: gli accessori che già da qualche tempo
Sixty produce internamente.