La moda e le griffe italiane
stanno andando forte sul mercato dell''abbigliamento in Russia,
stimato oggi a oltre 35 miliardi di dollari (28 miliardi di euro),
incluse le importazioni "grigie", soprattutto dai Paesi asiatici, e
che cresce intorno al 20% e più all'anno. Secondo i dati ufficiali
russi, le importazioni di abbigliamento sono salite da 862 a 1.058
milioni di dollari nel 2005, ma già a fine agosto 2006 erano 812
miliardi, quasi come l'intero anno 2004 e la previsione per il 2006
è di almeno 1,3 miliardi di dollari.
Le esportazioni di abbigliamento dell'Italia in Russia sono
cresciute del 29% nei primi 7 mesi di quest'anno, arrivando a 483
milioni di euro e con una previsione di sfiorare i 980 milioni a
fine anno, ovvero quasi un miliardo di euro.
Il centro di Mosca è ormai presidiato con negozi monomarca o in
franchising da tutte le maggiori griffe italiane, da Armani a
Benetton, da Brioni a Canali, da Gucci a Ferrè, e ancora Prada,
Valentino e Versace. Secondo i dati russi, nel 2005 l'Italia
era al terzo posto, in valore, sia nelle forniture di
abbigliamento, con il 9,6% dopo Cina (33,7%) e Turchia (12,4%), sia
in quelle di maglieria, con il 12,7%, dopo Turchia (24,9%) e Corea
(25,5%). Ma dati i maggiori volumi e i bassi prezzi degli altri
Paesi, l'Italia domina in assoluto nella fascia di maggiore qualità
a prezzi abbordabili per la nuova classe media russa, per non
parlare degli abiti firmati e delle boutique di lusso.
D'altra parte, anche l'industria russa dell'abbigliamento ha
incominciato a riprendersi negli ultimi 2 anni, spesso producendo
su licenza, ma creando anche i propri nuovi marchi, soprattutto a
opera dei principali gruppi tessili come Alians Ruskij Textil
(fatturato previsto verso i 400 milioni di dollari nel 2006), o Tld
Holding (160 milioni di dollari).