La maxi-offerta di Microsoft per comprarsi Yahoo (quasi 45 miliardi di dollari) è il segnale di quattro cose diverse fra di loro, ma che, messe insieme, disegnano abbastanza bene alcuni caratteri di fondo importanti delle trasformazioni di questo periodo.
1- La prima cosa da tenere a mente è che oggi nessuno (e nessuna corporation) può ritenersi al sicuro. Microsoft è un gigante dell’informatica. Sono suoi i programmi che fanno girare oltre il 90 per cento dei computer in uso su questo pianeta, e vengono costantemente aggiornati (sono quindi quasi una rendita). L’inventore e fondatore di Microsoft (Bill Gates) è ritenuto oggi l’uomo più ricco del mondo, grazie ai soldi fatti (e che fa) con i suoi programmi. Nonostante tutto ciò ha dovuto partire all’assalto di Yahoo, facendo un’offerta molto grossa, perché deve battere Google. Come mai?
2- Perché Google è un motore di ricerca, molto famoso e molto usato. E oggi non esiste Internet senza motori di ricerca. La Rete è diventata enorme e l’unico modo per navigarci sopra è quello di avere un buon motore di ricerca, che va a trovare le cose. Anche così, comunque, si ritiene che almeno il 70 per cento della Rete rimanga una sorta di terra inesplorata perché non ci arrivano i motori di ricerca. Bill Gates è rimasto indietro nei motori di ricerca e si calcola che l’80 per cento delle ricerche che si fanno oggi in Rete venga fatto con Google. Insomma Google, in un certo senso, è oggi quello che Microsoft era ieri. E Microsoft, se non vuole finire fra i relitti industriali (della new economy) deve per forza battere Google o almeno contrastarne la forza.
3- Anche perché, e non si tratta affatto di un particolare secondario, dietro tutto questo c’è la pubblicità. Oggi la pubblicità su Internet è una piccola frazione del totale (circa il 7 per cento), ma cresce molto rapidamente (a ritmo del 30-40 per cento all’anno). E non c’è dubbio che l’affare del futuro su Internet è la pubblicità (che raccoglie Google) più che i programmi (che fa Microsoft). Tutto questo sta a significare che è cominciata una guerra di Internet tutta nuova e alla quale vedremo partecipare altri soggetti (soprattutto oggi che Internet si appresta a invadere anche i telefonini). In un certo senso il duello Microsoft-Google è la prima grande battaglia di questa nuova guerra di Internet, nella quale scenderanno in campo molti altri protagonisti.
4- Ma dietro a tutto questo c’è anche una novità ancora più importante: la crisi che da qualche mese stanno attraversando l’economia e la finanza di tutto il mondo. La crisi ha avuto origine, come si sa, nelle banche, che oggi sono molto fredde, per non dire sorde, nei confronti di chi va da loro a chiedere prestiti. E quindi il mondo si è come diviso in due: le aziende che hanno soldi e quelle che non ne hanno (e che invece hanno dei problemi).
In queste condizioni le prime stanno muovendo all’assalto delle seconde (che non riescono più a trovare “spalle” bancarie). Va detto che il mondo è pieno di aziende che negli ultimi anni si sono comportate bene e che quindi si ritrovano con tanti soldi in cassa e con tanta voglia di crescere. Di fronte hanno altrettante aziende che invece sono state sfortunate o un po’ scapigliate.
In sostanza, non è un caso che Microsoft dopo aver provato un anno fa, si sia decisa a muoversi con grande decisione proprio adesso. Chi può va all’assalto oggi perché le banche sono come paralizzate dalla loro crisi (e stanno solo cercando di salvare se stesse, quando ci riescono), i fondi di private equity, che una volta erano molto attivi sul mercato delle acquisizioni aziendali, oggi sono come paralizzati, morti. Quindi non ci sono concorrenti. Le aziende sono una di fronte all’altra, sole. Ma una ha i soldi e l’altra no.
In sostanza, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi assisteremo a molti di questi assalti. Si andrà, di fatto, verso una nuova stagione di concentrazioni e di creazione di colossi. Il fenomeno, a quanto si sente dire, viene replicato anche a livello più modesto. Le imprese medio-grandi del nostro quarto capitalismo, ad esempio, già da mesi hanno avviato una campagna di acquisizioni di aziende (soprattutto all’estero) per diventare un po’ più grandi, ma soprattutto più multinazionali.
L’affare Microsoft-Yahoo fa notizia per le sue dimensioni (che sono effettivamente enormi), ma in realtà svela una trama di operazioni che sta cambiando la geografia del mondo delle corporation. La momentanea paralisi delle banche ha scatenato una sorta di grande campagna acquisti. Campagna resa peraltro necessaria dal fatto che le cose cambiano. E che cambiano anche i mercati su cui si fanno davvero i soldi. Per cui l’imprenditore attento ha capito che è ora di essere presente anche a Est (e anche a Ovest). Oppure, come è il caso di Microsoft, ha capito che non può non giocare la partita della “nuova” Internet, quella dei motori di ricerca e della pubblicità.
Comunque, vada, quindi, alla fine di questa crisi ci ritroveremo con un capitalismo mondiale diverso. Più concentrato, più forte, e con protagonisti ancora più grandi di quelli attuali. E sarà sempre più difficile per i governi capirci qualcosa e intervenire.
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