Solo meno della metà delle aziende della Silicon Valley finanziate negli anni della Bolla sono poi fallite. Il venture capital nella Silicon Valley in fondo non fece le scelte sbagliate: lo dice una ricerca di due atenei americani. Che sposta il punto del problema: non è che le start-up che ci provarono furono troppo poche?
Allo scoppio della bolla della new
economy si parlò di una ecatombe. Ma se le cose furono davvero dure
agli occhi di molti, per la portata della crisi, per via di molte
start-up che avevano azzardato modelli e software finiti nel
dimenticatoio, oggi emerge che la storia nasconde anche un''altra
verità.
Nessuno si immagina infatti che a sopravvivere a quegli anni prima
meravigliosi e poi duri per la new economy sono stati in
molti.
Addirittura il 48 per cento delle
aziende che avevano ricevuto fondi nel 1999 dai venture capital del
tempo, cinque anni dopo erano ancora vive. Scampando il pericolo di
chiusura, di fallimento, di dispersione dei suoi dipendenti. Lo
dice una ricerca americana, coordinata dalla Business School
dell'università della Virginia e dall'università del Maryland, che
va avanti a interpretare il periodo storico. Per i ricercatori
infatti i dati raccolti mostrano che se davvero così tante aziende
sono sopravvissute, ciò significa che la prima ondata di dotcom ha
sofferto non per l'enorme mole di presenze in ingresso nel mondo
economico, ma per il contrario, perché ce ne erano troppo poche e
valide.E dunque, per il futuro, fare investimenti anche di minore
entità, ma spalmati su più aziende, potrebbe portare al prossimo
boom tecnologico.
Sembrano concordare i capitalisti di ventura della Silicon Valley,
che fanno capo, negli Usa, alla National Venture Capital
Association, i cui dati e andamenti sono analizzati in questi
giorni da Silicon Valley.
I cinque guru del capitale del momento, per esempio, sono giovani (sotto ai 40), hanno collaborato a far crescere realtà del calibro di Facebook, YouTube, Skype, PayPal, arrivano dalle migliori università (soprattutto Stanford). Dando un'occhiata alle start-up che godono dei capitali, appare lampante che si tenda sempre più a puntare sul settore medico, farmacologico, delle biotecnologie, a discapito dell'hardware, e che anche il software (si pensi alle mille nuove applicazioni web) continui a ricevere buoni riscontri. Sale anche il numero delle donne che entrano nella professione, pur restando marginale: negli Stati Uniti sono 180 su 2.186 iscritti all'associazione nazionale.