Ogni due nuove vetrine di abbigliamento, cala per sempre la saracinesca di una bottega alimentare. Turn over elevatissimo nelle vie commerciali più trafficate. Con buonuscite che passano da mezzo a cinque milioni di euro, per convincere il vecchio inquilino a cambiare quartiere. Il costo al metro quadro (3.000 e passa euro in media) fa segnare un +2% rispetto all''anno passato e lievita fino a 21.500 euro nel Quadrilatero della moda. E quello dell'affitto lo segue nella corsa pazza al rialzo: dai 4.000 euro al metro quadro all'anno in Paolo Sarpi e San Gottardo ai 23.000 di via Montenapoleone.
Dati e scenari che fanno dire a Lionella Maggi, vicepresidente vicario di Fimaa (il Collegio degli agenti d'affari in mediazione aderente all'Unione del Commercio): «Il centro di Milano si va desertificando. Non c'è più un alimentare. Tutto è sempre più in mano a gruppi, catene, spariscono le aziende familiari». Sdrammatizza l'assessore al Commercio, Tiziana Maiolo: «Milano è sempre più come Manhattan, dice. Con una down town, un centro finanziario, tutto uffici. Che ci siano bar e negozi di abbigliamento non mi scandalizza. Il centro ha cambiato fisionomia e il commercio si adegua».
A trainare il mercato sono tabaccherie, bar e ristoranti (6.150 in tutto oggi a Milano), per i quali è necessaria ancora la licenza. Lo scorso anno hanno fatto domanda di apertura di bar 874 persone. Palazzo Marino ne ha accolte 300 e 44 hanno avviato l'attività. Il "valore" di un bar a Milano può arrivare a 900 mila euro ed è di poco superiore a quello di una tabaccheria, che rimane con le edicole con chiosco e le autorimesse una delle attività più quotate.
Estratto da Corriere della Sera del 28/03/07 a cura di Pambianconews