Interscambi cresciuti del 25% nell´ultimo anno. Siamo al secondo posto fra i partner commerciali vicinissimi alla Germania. Un vento favorevole ai prodotti del made in Italy e agli investimenti. Un mercato complesso da studiare
Un mercato immenso e molto ben disposto nei
confronti delle imprese italiane, tanto da poter essere definito un
vero e proprio eldorado, almeno in prospettiva. Ma anche un puzzle
molto complesso, dove per entrare bisogna prima imparare le regole
del gioco e saper attendere alla finestra prima di guadagnare. Sono
queste le caratteristiche peculiari del mercato russo, nuova terra
promessa per il sistema produttivo italiano alla ricerca di
diversificazione e di nuovi mercati di sbocco.
Gli ultimi dati sull´export italiano verso i paesi dell´Est europeo
fotografano questo nuovo interesse da parte delle imprese italiane:
nel 2005 il peso delle esportazioni in questa area era dell´11 per
cento del totale. Nel 2006 è balzato al 15 per cento. Ma Est
europeo ha significato soprattutto, finora, paesi come Romania,
Ungheria, Polonia, Croazia, che hanno una grandezza tutto sommato
limitata.
«Ma la Russia è diversa - dice Stephan Dertnig, senior partner e
managing director di Bgc-The Boston Consulting Group, una delle
principali società di consulenza del mondo che ha in questo paese
un ufficio a Mosca fin dal 1994 - Stiamo parlando del paese più
esteso al mondo, che ha ben nove fusi orari dall´estremo oriente
all´estremo occidente, e 145 milioni di abitanti, concentrati solo
in parte in tredici città da oltre un milione di persone».
Un esempio delle difficoltà: date le distanze e le condizioni
meteorologiche avverse, è veramente complicato trasportare merci da
una parte all´altra, non sempre si possono usare autocarri, ma
bisogna giocoforza utilizzare la ferrovia. «Organizzare un´impresa
in queste condizioni ambientali - dice Dertnig, che ha realizzato
una vera e propria radiografia del sistema produttivo russo - è
davvero prova di abilità. E qui, infatti, secondo noi ci sono tra i
migliori imprenditori al mondo, e sono in media giovani tra i 28 e
35 anni, contro una media di 55-60 dei paesi occidentali».
Se queste sono le condizioni geografiche e climatiche non stupisce
che molte imprese italiane, soprattutto quelle piccole e medie,
preferiscano cercare di vendere direttamente i loro prodotti
piuttosto che venire a produrre qui con un partner russo. E gli
effetti si vedono: «Gli interscambi tra Italia e Russia, - dice
Oleg Shchegolev, numero due della Camera di commercio italo-russa -
sono aumentati nell´ultimo anno del 25 per cento, ora sono arrivati
a 31 miliardi contro i 35 della Germania che è prima, ma è anche il
paese più vicino e più comodo». «Ma, visto il favore di cui godono
gli imprenditori italiani - dice Antonio Piccoli, della Pavan
(grandi impianti per l´industria alimentare), uno dei primi gruppi
italiani presenti in Russia - nessuno si meraviglierebbe che
l´Italia possa a breve diventare la prima».
Nonostante il successo delle nostre merci - mobili, moda,
alimentare, tutto ciò che in qualche modo è collegato al made in
Italy - il problema più grande che devono fronteggiare le nostre
imprese è quello della vastità del territorio: «Le Pmi italiane -
dice Shchegolev - devono coalizzarsi e aprire un ufficio insieme a
Mosca». E devono avere la modestia di imparare: «Le imprese
straniere - sostiene Yuri V. Tverskoy, presidente della
International Moscow Bank, acquisita di recente da Unicredit -
devono avere l´umiltà di studiare il mercato locale. E per entrare
nel mercato russo devi avere sia le conoscenze che una ‘mente´ in
grado di pensare in grande. Per questo le imprese italiane trovano
più facile investire in paesi come la Romania e altre nazioni
dell´Est europeo».
Ma se l´interscambio Italia-Russia va bene, nondimeno soltanto alle
imprese che verranno a produrre in Russia si apriranno veramente le
porte di questo immenso paese. Come del resto hanno fatto aziende
come Indesit, che è presente fin dagli anni Novanta e che ha oggi
due stabilimenti a Lipetzk, uno dei distretti industriali più
attivi della Russia; recentemente Indesit acquisito un´impresa
locale, la Stinol. O aziende come Marazzi, presente nel distretto
della ceramica vicino a Mosca.
Per poter operare in una realtà come quella russa, le piccole e
medie imprese italiane hanno bisogno di supporti. A Mosca, oltre
alla Camera di commercio, si possono trovare le strutture dell´Ice
e, da poco, anche quelle della Sace (la quale ha oggi a
disposizione 14 miliardi per favorire gli scambi garantiti
direttamente dal Governo italiano). Inoltre, sono presenti nella
capitale russa, fra le banche italiane, sia Unicredit che Banca
Intesa.