Il sogno milanese di Mister Ryanair

Data

set 24, 2007

Visto da vicino, Michael O'Leary, irlandese, non ha certo il "phisique du role" del rivoluzionario. E’ mingherlino, minuto, anonimo, il tipo che passa inosservato in una folla. Soltanto gli occhi, vivacissimi, sempre in movimento, come pronti a cogliere ogni minaccia e opportunità in agguato, rivelano qualcosa della sua formidabile personalità. Eppure non c'è dubbio che questo irlandese di 46 anni, ora intenzionato a comprarsi la Malpensa, sia stato l'artefice di una rivoluzione che ha scosso e profondamente trasformato l'Europa, non soltanto in cielo, dove si svolge principalmente la sua attività, ma anche sulla terra.
Quando vengono elencati i grandi cambiamenti sociali dell'ultimo decennio, insieme a Internet e ai telefonini, generalmente si citano i voli aerei a basso costo: e la Ryanair, la compagnia di cui O'Leary è dal 1994 amministratore delegato, è la superpotenza europea dei voli "low cost". L'unica compagnia aerea europea a realizzare profitti da dieci anni di seguito. Quella con il più grosso aumento di passeggeri: un 25 per cento medio in più all'anno, che l'ha portata a quota 40 milioni di passeggeri trasportati annualmente, ormai davanti o pressochè alla pari con i giganti d'Europa, Lufthansa, Air France, British Airways. Quella con il miglior record di puntualità. Quella che perde il minor numero di bagagli. Quella con gli aerei più nuovi del mondo (due anni e mezzo di vita media). E naturalmente quella che costa meno ai passeggeri: da un centinaio a poche decine di euro per una delle sue 516 rotte in ventisei paesi d'Europa, con milioni di posti negli orari più scomodi, nei giorni della settimana con minor traffico, specie se prenotati con largo anticipo offerti praticamente gratis, un centesimo di euro più le tasse.
Viaggiare da un capo all'altro del continente spendendo poco, pochissimo, talvolta meno di quanto costa il bus per raggiungere il centro della città dall'aeroporto: questo è stato il succo della rivoluzione della Ryanair. Sebbene la Commissione europea non abbia ancora pensato di assegnare a O'Leary una medaglia al valore per i suoi meriti, nessun fenomeno ha probabilmente contribuito a unificare l'Europa più dei voli a basso costo di cui la sua azienda è stata l'antesignana e rimane la regina. I carpentieri polacchi che vengono a restaurare case a Londra o a Roma, i giovani che vanno a lavorare o a studiare all'estero, perfino le coppie che si amano da lunga distanza, viaggiano tutti con la Ryanair o con uno dei suoi rivali "low cost", sentendosi liberi di spostarsi dall'Italia alla Germania, dall'Olanda alla Spagna, dal Portogallo alla Lettonia, e così via, una volta alla settimana, due o tre volte al mese, comunque con la stessa o con maggiore facilità con cui un tempo i pendolari nel nostro paese si spostavano in treno da Bari a Milano. E' grazie ai voli a basso costo che forse i cittadini europei cominciano a sentirsi di appartenere veramente a una sola comunità, in cui è possibile lavorare, vivere, amare a Helsinki, Barcellona, Dublino, Nizza, indifferentemente dalla propria lingua, nazionalità, paese d'origine.

Il rivoluzionario in questione nasce in una famiglia della classe media nella verde campagna irlandese. Studia nelle migliori scuole, Clongowes Wood College, la Eton d'Irlanda, e si è laurea in business al Trinity College di Dublino. I genitori gli pagano gli studi, ma il giovane Michael lavora come barman in un albergo di proprietà di suo zio per contribuire alla propria istruzione universitaria. Il suo primo lavoro è come consulente fiscale, sebbene arrotondi lo stipendio come agente immobiliare, con ottimi risultati. La svolta per lui arriva nel 1986, quando comincia a preparare la dichiarazione dei redditi per Tony Ryan, uno degli imprenditori più ricchi d'Irlanda, all'epoca proprietario fra le altre cose di una piccola compagnia aerea. Ryan rimane conquistato dalla grinta e dal carattere di O'Leary. Nel 1987, quando O'Leary ha appena 26 anni, Ryan lo assume come proprio consulente fiscale personale. Sette anni più tardi O'Leary diventa presidente e amministratore delegato della Ryanair, con l'obiettivo di farne una compagnia di voli a basso costo sul modello dell'americana Southwest Airlines, che va personalmente a studiare sul posto, negli Usa, per qualche mese. Il resto è storia nota, una storia di successo che ormai viene additata ad esempio nelle scuole di management attraverso tutto l'Occidente.
O'Leary ci è riuscito copiando la formula "low cost" americana e adattandola all'Europa. Un ossessivo risparmio delle spese, anzi dei "fronzoli" come li chiama lui: sui suoi aerei non ci sono nemmeno le tendine sui finestrini e le reticelle sui sedili, gli spazi sono ristretti al minimo, non si mangia né si beve (a meno di pagare extra). Uno sforzo di massima produttività: il personale, di terra e di volo, è pagato meglio che in altre aziende, ma deve lavorare di più, per cui con un decimo dei dipendenti della British Airways, la Ryanair assolve sostanzialmente alla stessa mole di attività. Geniale la scelta di piccoli aeroporti non vicini alle città, che in cambio della manna portata da milioni di passeggeri praticano tariffe e sconti alla Ryanair.
E poi la filosofia secondo cui la quantità permette di praticare prezzi super economici: "Siamo la McDonald's dei cieli", dice il suo presidente. "Siamo come Internet", è un'altra delle sue metafore, "navigare non costa quasi niente agli utenti, ma siccome sono molti il web ci guadagna lo stesso".
Beninteso: O'Leary non è un santo, o perlomeno non è immune da critiche. Detesta i sindacati, i governi, gli apparati burocratici. A volte dice cose che poi è costretto a rimangiarsi, come quando affermò che i suoi aerei contribuivano soltanto in modo infinitesimale alle emissioni di gas nocivi (ma è vero che, avendo rinnovato la flotta, la Ryanair ha dimezzato le proprie emissioni di carbonio, cosa che non si può dire di altre compagnie). E' spregiudicato al punto da risultare offensivo, come quando fece arrabbiare il papa con una pubblicità ("la Ryanair è il quarto segreto di Fatima"). Ha la lingua lunga: "Non me frega una mazza se non piaccio a nessuno". Oppure: "Gli agenti di viaggio sono totalmente inutili, andrebbero fucilati". E anche: «La British Airways è un costoso bastardo».
Si è inimicato anche gli ambientalisti, dicendo che è assurdo prendersela con le linee aeree per l'effetto serra: «Se siete preoccupati per l'ambiente, vendete la macchina e andate a piedi». Ha litigato perfino col primo ministro irlandese Bertie Ahern, quando il governo ha aperto un'inchiesta sul suo acquisto di un taxi per potere andare all'aeroporto usando le corsie privilegiate per le auto pubbliche: «Credevo di vivere in una democrazia, dove, se uno paga le tasse e rispetta le leggi, è libero di fare ciò che vuole con i suoi soldi». E di soldi oggi ne ha guadagnati una montagna: ha un patrimonio stimato in oltre 600 milioni di euro, tra bonus e azioni della Ryanair.
Ciononostante, l'etichetta di rivoluzionario gli sta a pennello. Sostiene che l'Europa, se si libera da lacci e norme come ha fatto la Ryanair, può prosperare e crescere anche nel mondo globalizzato. E si appresta a nuove sfide con la sua Ryanair. C'è, secondo indiscrezioni, il progetto di lanciare nel 2009 la RyanAtlantic, la prima linea aerea a basso costo fra l'Europa e l'America. Ci sono iniziative per rafforzarsi in Europa, come l'offerta da un miliardo di dollari per trasformare la Malpensa in un grande "hub", un polo europeo, per la Ryanair. Se succederà, noi italiani possiamo sapere cosa aspettarci ascoltando quel che O'Leary dice a proposito dell'Alitalia: "Basterebbe farla gestire da moderni businessmen, possibilmente stranieri, tenere alla larga i politici, avere come priorità gli interessi dei passeggeri e non quelle dei sindacati, e i problemi dell'Alitalia sarebbero risolti. Non si capisce come un paese come l'Italia non possa ricavarne un profitto". Insomma, una rivoluzione. Allacciate le cinture, e buon viaggio.