Visto da vicino,
Michael O'Leary, irlandese, non ha certo il "phisique du role" del
rivoluzionario. E’ mingherlino, minuto, anonimo, il tipo che passa
inosservato in una folla. Soltanto gli occhi, vivacissimi, sempre
in movimento, come pronti a cogliere ogni minaccia e opportunità in
agguato, rivelano qualcosa della sua formidabile personalità.
Eppure non c'è dubbio che questo irlandese di 46 anni, ora
intenzionato a comprarsi la Malpensa, sia stato l'artefice di una
rivoluzione che ha scosso e profondamente trasformato l'Europa, non
soltanto in cielo, dove si svolge principalmente la sua attività,
ma anche sulla terra.
Quando vengono elencati i grandi cambiamenti sociali dell'ultimo
decennio, insieme a Internet e ai telefonini, generalmente si
citano i voli aerei a basso costo: e la Ryanair, la compagnia di
cui O'Leary è dal 1994 amministratore delegato, è la superpotenza
europea dei voli "low cost". L'unica compagnia aerea europea a
realizzare profitti da dieci anni di seguito. Quella con il più
grosso aumento di passeggeri: un 25 per cento medio in più
all'anno, che l'ha portata a quota 40 milioni di passeggeri
trasportati annualmente, ormai davanti o pressochè alla pari con i
giganti d'Europa, Lufthansa, Air France, British Airways. Quella
con il miglior record di puntualità. Quella che perde il minor
numero di bagagli. Quella con gli aerei più nuovi del mondo (due
anni e mezzo di vita media). E naturalmente quella che costa meno
ai passeggeri: da un centinaio a poche decine di euro per una delle
sue 516 rotte in ventisei paesi d'Europa, con milioni di posti
negli orari più scomodi, nei giorni della settimana con minor
traffico, specie se prenotati con largo anticipo offerti
praticamente gratis, un centesimo di euro più le tasse.
Viaggiare da un capo all'altro del continente spendendo poco,
pochissimo, talvolta meno di quanto costa il bus per raggiungere il
centro della città dall'aeroporto: questo è stato il succo della
rivoluzione della Ryanair. Sebbene la Commissione europea non abbia
ancora pensato di assegnare a O'Leary una medaglia al valore per i
suoi meriti, nessun fenomeno ha probabilmente contribuito a
unificare l'Europa più dei voli a basso costo di cui la sua azienda
è stata l'antesignana e rimane la regina. I carpentieri polacchi
che vengono a restaurare case a Londra o a Roma, i giovani che
vanno a lavorare o a studiare all'estero, perfino le coppie che si
amano da lunga distanza, viaggiano tutti con la Ryanair o con uno
dei suoi rivali "low cost", sentendosi liberi di spostarsi
dall'Italia alla Germania, dall'Olanda alla Spagna, dal Portogallo
alla Lettonia, e così via, una volta alla settimana, due o tre
volte al mese, comunque con la stessa o con maggiore facilità con
cui un tempo i pendolari nel nostro paese si spostavano in treno da
Bari a Milano. E' grazie ai voli a basso costo che forse i
cittadini europei cominciano a sentirsi di appartenere veramente a
una sola comunità, in cui è possibile lavorare, vivere, amare a
Helsinki, Barcellona, Dublino, Nizza, indifferentemente dalla
propria lingua, nazionalità, paese d'origine.
Il rivoluzionario in
questione nasce in una famiglia della classe media nella verde
campagna irlandese. Studia nelle migliori scuole, Clongowes Wood
College, la Eton d'Irlanda, e si è laurea in business al Trinity
College di Dublino. I genitori gli pagano gli studi, ma il giovane
Michael lavora come barman in un albergo di proprietà di suo zio
per contribuire alla propria istruzione universitaria. Il suo primo
lavoro è come consulente fiscale, sebbene arrotondi lo stipendio
come agente immobiliare, con ottimi risultati. La svolta per lui
arriva nel 1986, quando comincia a preparare la dichiarazione dei
redditi per Tony Ryan, uno degli imprenditori più ricchi d'Irlanda,
all'epoca proprietario fra le altre cose di una piccola compagnia
aerea. Ryan rimane conquistato dalla grinta e dal carattere di
O'Leary. Nel 1987, quando O'Leary ha appena 26 anni, Ryan lo assume
come proprio consulente fiscale personale. Sette anni più tardi
O'Leary diventa presidente e amministratore delegato della Ryanair,
con l'obiettivo di farne una compagnia di voli a basso costo sul
modello dell'americana Southwest Airlines, che va personalmente a
studiare sul posto, negli Usa, per qualche mese. Il resto è storia
nota, una storia di successo che ormai viene additata ad esempio
nelle scuole di management attraverso tutto l'Occidente.
O'Leary ci è riuscito copiando la formula "low cost" americana e
adattandola all'Europa. Un ossessivo risparmio delle spese, anzi
dei "fronzoli" come li chiama lui: sui suoi aerei non ci sono
nemmeno le tendine sui finestrini e le reticelle sui sedili, gli
spazi sono ristretti al minimo, non si mangia né si beve (a meno di
pagare extra). Uno sforzo di massima produttività: il personale, di
terra e di volo, è pagato meglio che in altre aziende, ma deve
lavorare di più, per cui con un decimo dei dipendenti della British
Airways, la Ryanair assolve sostanzialmente alla stessa mole di
attività. Geniale la scelta di piccoli aeroporti non vicini alle
città, che in cambio della manna portata da milioni di passeggeri
praticano tariffe e sconti alla Ryanair.
E poi la filosofia secondo cui la quantità permette di praticare
prezzi super economici: "Siamo la McDonald's dei cieli", dice il
suo presidente. "Siamo come Internet", è un'altra delle sue
metafore, "navigare non costa quasi niente agli utenti, ma siccome
sono molti il web ci guadagna lo stesso".
Beninteso: O'Leary non è un santo, o perlomeno non è immune da
critiche. Detesta i sindacati, i governi, gli apparati burocratici.
A volte dice cose che poi è costretto a rimangiarsi, come quando
affermò che i suoi aerei contribuivano soltanto in modo
infinitesimale alle emissioni di gas nocivi (ma è vero che, avendo
rinnovato la flotta, la Ryanair ha dimezzato le proprie emissioni
di carbonio, cosa che non si può dire di altre compagnie). E'
spregiudicato al punto da risultare offensivo, come quando fece
arrabbiare il papa con una pubblicità ("la Ryanair è il quarto
segreto di Fatima"). Ha la lingua lunga: "Non me frega una mazza se
non piaccio a nessuno". Oppure: "Gli agenti di viaggio sono
totalmente inutili, andrebbero fucilati". E anche: «La British
Airways è un costoso bastardo».
Si è inimicato anche gli ambientalisti, dicendo che è assurdo
prendersela con le linee aeree per l'effetto serra: «Se siete
preoccupati per l'ambiente, vendete la macchina e andate a piedi».
Ha litigato perfino col primo ministro irlandese Bertie Ahern,
quando il governo ha aperto un'inchiesta sul suo acquisto di un
taxi per potere andare all'aeroporto usando le corsie privilegiate
per le auto pubbliche: «Credevo di vivere in una democrazia, dove,
se uno paga le tasse e rispetta le leggi, è libero di fare ciò che
vuole con i suoi soldi». E di soldi oggi ne ha guadagnati una
montagna: ha un patrimonio stimato in oltre 600 milioni di euro,
tra bonus e azioni della Ryanair.
Ciononostante, l'etichetta di rivoluzionario gli sta a pennello.
Sostiene che l'Europa, se si libera da lacci e norme come ha fatto
la Ryanair, può prosperare e crescere anche nel mondo globalizzato.
E si appresta a nuove sfide con la sua Ryanair. C'è, secondo
indiscrezioni, il progetto di lanciare nel 2009 la RyanAtlantic, la
prima linea aerea a basso costo fra l'Europa e l'America. Ci sono
iniziative per rafforzarsi in Europa, come l'offerta da un miliardo
di dollari per trasformare la Malpensa in un grande "hub", un polo
europeo, per la Ryanair. Se succederà, noi italiani possiamo sapere
cosa aspettarci ascoltando quel che O'Leary dice a proposito
dell'Alitalia: "Basterebbe farla gestire da moderni businessmen,
possibilmente stranieri, tenere alla larga i politici, avere come
priorità gli interessi dei passeggeri e non quelle dei sindacati, e
i problemi dell'Alitalia sarebbero risolti. Non si capisce come un
paese come l'Italia non possa ricavarne un profitto". Insomma, una
rivoluzione. Allacciate le cinture, e buon viaggio.