(Milano, 31 gennaio 2014) – I prezzi scontati non convincono gli
italiani ad aprire il portafoglio, se non per necessità. «A un mese
di distanza dall’avvio dei saldi – spiega Mario Resca,
presidente Confimprese – non abbiamo registrato picchi di
crescita sui fatturati: il mese di gennaio chiude sostanzialmente
in parità rispetto a gennaio 2013. Segnale inconfutabile che le
famiglie stringono, oltre che sui beni superflui, anche sulla merce
offerta a prezzi scontati. Su febbraio il sentiment prevede un calo
fisiologico verificatosi anche negli anni passati: i fatturati
valgono la metà sia rispetto a gennaio che a marzo, mese in cui può
invece avvenire la svolta con l’arrivo delle nuove collezioni.
Tuttavia, le vendite in negozio dipendono molto dalle condizioni
metereologiche e dalla capacità di spesa, che va drasticamente
riducendosi mese su mese:
-2,46% gli ipermercati al 31 dicembre 2013 sul 2012, -3,33% i
centri commerciali e -4% il non food, secondo i dati Confimprese
Lab-Nielsen».
Nello split per settori le performance variano molto. Nelle
calzature sportive la partenza è stata positiva (+45% le prime due
settimane sullo stesso periodo 2013), ma è andata calando
drasticamente fino a raggiungere il -20% nella quarta settimana. In
flessione del 20% anche le calzature e l’accessoristica da montagna
a causa anche del bel tempo che non ha invogliato agli acquisti.
Più in generale le calzature chiudono il mese con il +6%, in rialzo
di 2 punti percentuali sulla prima settimana, con una forte
erosione dei margini, però, dovuta alla scontistica partita già
dall’inizio al 50%.
Nell’abbigliamento si segnala una sostanziale parità dei fatturati.
Discrete le prime due settimane con vendite in aumento del 10%, in
parità la terza. Con la quarta per alcune catene è già partito il
secondo scatto dell’aliquota prezzi al -70% – elemento su cui le
catene del fashion puntano per fare qualche battuta di cassa in più
– per altre il cosiddetto ‘Tutto euro’, con cui si vendono tutti i
capi in una fascia di prezzo compresa tra 5 e 15 euro con
l’obiettivo di eliminare lo stock.
Diversa la situazione nell’abbigliamento bambino, in cui alcuni
soci chiudono il mese in crescita del 3% su gennaio 2013, mentre
altri con un decremento del 6-7%, dovuto in parte a una politica
sconti limitata al 30% per il periodo analizzato.