Manuale Operativo Franchising
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Mario Resca, Confimprese: «L’Italia investe quasi 18 miliardi di
euro in Brasile. Le imprese associate cercano partner e
distributori per aprire nuovi punti vendita»
Milano, 21 novembre 2012 – È partito l’osservatorio Confimprese sui
processi di internazionalizzazione delle imprese italiane nel
commercio a catena e oggi si è tenuto il workshop ‘Brasile:
opportunità per i retailer italiani’. «Stando a un recente studio
Confimprese – spiega Mario Resca, presidente Confimprese – il
Brasile rappresenta uno dei principali mercati di sbocco per
l’apertura di sedi commerciali e di nuovi punti vendita. Il Brasile
è il 6° Paese nel ranking dell’economia mondiale con un Pil in
crescita del 2%, pari a 2.200 miliardi di dollari, in cui il
consumo rappresenta il 61% dell’economia e le vendite al dettaglio
400 miliardi di dollari. La cosiddetta classe C con plurireddito ha
raggiunto 45 milioni di consumatori, disposti ad acquistare beni e
servizi».
Oggi in Brasile ci sono oltre 705 filiali di imprese e siti
produttivi italiani. L’Italia intrattiene con questo Paese un
interscambio di oltre 11,500 miliardi di dollari. Tra i settori di
maggior sviluppo l’e-commerce, con oltre 20 milioni di consumatori,
e l’home forniture che vale oggi 22 miliardi di dollari e varrà nel
2016 circa 32 miliardi, con una crescita stimata dell’8% l’anno.
«Inizialmente – commenta Diego Babbo, chief strategic retail
officer Natuzzi – ci siamo scontrati con la diffidenza dei
distributori locali abituati a prodotti cheap. Abbiamo optato per
un atteggiamo educativo della popolazione con potere d’acquisto
verso un prodotto più alto di gamma. In due anni il fatturato è
raddoppiato: chiudiamo il 2012 con 6.500 milioni di euro, per il
2013 contiamo di arrivare a 15 milioni. L’obiettivo non è solo
distribuire i prodotti per fare volume, ma anche fidelizzare il
potenziale bacino di 45 milioni di consumatori della classe C».
Del resto in Brasile il Belpaese investe 17,872 miliardi di euro
l’anno concentrati nei servizi e nelle tlc. «Le aziende italiane –
osserva Graziano Messana, managing director GM Venture e country
manager Brasile Fiera Milano – devono smettere di pensare che i
dazi di importazione raddoppino il costo del prodotto italiano
esportato in Brasile. Documentandosi si scopre facilmente che la
maggior parte delle imposte si può recuperare esattamente con lo
stesso meccanismo dell’Iva italiana. Il Brasile ama il made in
Italy e non è un Paese da avventurieri: serve documentarsi su
regole e competitor locali».
Laura Galdabini
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